lunedì 16 gennaio 2012

Guttuso, Giornata della Memoria e utili memorie di un 150°...

Renato Guttuso a cento anni dalla nascita (Bagheria, 26 dicembre 1911), originario di quella Sicilia dove 51 anni prima sbarcarono i Mille, venne a Venegono Superiore agli inizi degli anni '80 del secolo scorso: l'autore di pittoriche rivisitazioni storiche, come quella, risorgimentale, de "La battaglia sul ponte dell'Ammiraglio", ha anch'egli contribuito a quel novecentesco taglia e cuci o copia-incolla di un Risorgimento degno del Conte Frankenstein...
Il centocinquantenario, se non altro, con tutte le difficoltà a viverlo oltre che a celebrarlo in dialettica condivisione, e' il segnale che di ben altro ora occorre occuparsi con urgenza.
Con una doverosa coda a pochi giorni dalla "Giornata della Memoria": con l'Unita', nell'Italia sabauda lontana dal sogno risorgimentale, circa quarantamila ebrei si videro riconoscere pienamente i diritti civili e politici al pari di tutti gli altri (cittadini ma sudditi del "Nuovo Regno"): fuori dai ghetti, emancipati ma, per uguaglianza, tenuti anche a uniformarsi ai principi e ai codici di un'Italia laica.
La minoranza israelitica tra l'Unita' e la Grande Guerra, riconoscendosi emancipata in quanto borghese ma minacciata in quanto minoranza, si arrocchera' su posizioni che favoriranno proprio quel fanatismo antisemita che di li' a pochi anni condurra' agli stermini di massa (con Hitler: un piccolo dittatore dell'epoca Staliniana!); adottandone gli stessi toni nel modo di guardare a se stessa, come dimostra questo passo da "Settimana Israelitica" del '910, che così invitava gli ebrei italici a frequentare le palestre onde riscattarsi come "stirpe depauperata" da secoli vissuti entro le "mura fetide dei ghetti", per non esser piu' i "poveri e squallidi e smunti ebrei del Medio Evo ma gli ebrei forti energici e bellissimi, domatori di tutte le nevrastenie" (da "Fare gli ebrei italiani. Autorappresentazioni di una minoranza. 1861-1918).
"Giornata della memoria":
momento-monumento, memento-ammonimento, per ricordare un orrore da non rimuovere ma neppure da banalizzare in un evento-appuntamento anniversaristico, celebrativo e stancamente ripetuto di anno in anno quasi fosse un obbligo dettato da un rimorso collettivo.
Meglio sarebbe "dimenticare a memoria" un simile orrore (con espressione presa a prestito da Vincenzo Agnetti), per poterlo ripensare trasformandolo in energie positive ed inclusive.
Meglio sarebbe unirsi e fondere il proprio impegno profondendolo in luoghi ed eventi che per scala e visibilita' consentirebbero di concentrare anziché disperdere attenzione e risorse (per es. a Milano, "Binario 21" http://www.binario21.org/index.htm, le iniziative promosse dalla Comunita' Ebraica con Fond.ne Memoriale della Shoah, Ass. Figli della Shoah, Fond.ne CDEC, ecc.).
Meglio ancora sarebbe schierarsi per uno Stato di Israele libero, autonomo ma pacificatore in un Medio Oriente poco orante, diviso ed orientato assai al conflitto.
Insomma, troppe iniziative su una sola e simile questione, la Shoah, nuocciono proprio alla memoria (come oggi insegnano le neuroscienze).
Non venga fraintesa questa esortativa opinione: ma la conoscenza delle basi neurologiche della "costruzione della memoria collettiva" è, dai tempi di Primo Levi, cresciuta al punto tale da doverci indurre a rivedere le strategie stesse del ricordo e di quello traumatico in particolare; non per dimenticare ma per far sì che il ricordo non ci ancori nichilisticamente ad un passato che non passa... Solo in questo modo, su basi scientifiche -e Primo Levi sarebbe d'accordo come scienziato e come uomo-, sara' possibile sconfiggere qualsiasi tentativo di negazionismo revisionista.

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