lunedì 6 febbraio 2012

Da una pedagogia dei carnefici ad una pedagogia dell'Uomo

Primo Levi si chiedeva se questo è un uomo e ognuno di noi potrà giudicare.
Luogo Eventuale vi invita a leggere una riflessione dell'amico Luigi Marcucci.

"La Shoah è il monumento alla pedagogia dei carnefici, se di pedagogia possiamo parlare. Nei campi disterminio del Terzo Reich si è consumato l’epilogo di una tragedia che ha visto i suoi atti dispiegarsi dopo  secoli che hanno preceduto e sostanzialmente permesso questo abominio.
Il monito di Primo Levi «meditate che questo è stato» si fa presente oggi con un’attualità che non conosce pari: in una società multimediale, dove l’informazione è immediata, il rischio dell’oblio è -paradossalmente- enorme. Ma più che l’oblio è da temere il ridimensionamento dei fatti storici che taluni negazionisti vorrebbero offrire, quasi come se lo sterminio di milioni di persone cambiasse di valore con il mutare di prospettiva. Ed ecco che si affaccia con la sua terribile attualità la minaccia che i deportati ad Auschwitz si sentivano dire dai loro aguzzini: «Voi non uscirete vivi da qui, ma se mai doveste uscirne vivi e doveste raccontare quello che avete vissuto, nessuno mai vi potrà credere».  E’ per questo allora che la memoria, da naturale corollario dell’esperienza umana, diventa un imperativo che si rivolge a tutti. La memoria diventa impegno, diventa responsabilità piena e totale:  la barbarie nazista, non è infatti relegabile alla sola Germania, ma investe tutto il vecchio continente: l’Europa di Francesco d’Assisi, Michelangelo, Leonardo, Goethe è diventata l’Europa di Hitler, Himmler e Mussolini. E così come nell’Italia dai mille campanili si è vissuta la storia dei comuni, del Rinascimento e del Risorgimento, così il Belpaese è stato teatro di una delle pagine più buie della storia universale. I rastrellamenti, i ghetti, le deportazioni, le esecuzioni di massa sono accadute anche qui, a casa nostra. E i nostri padri e nonni si sono divisi tra coloro che negli ebrei riconoscevano il volto di un fratello della comune famiglia umana e coloro che ne vedano una figura da eliminare o una fonte di reddito da rivendere ai nazisti ed ottenere così una protezione che aveva prezzo di sangue. E’ per questo che ricordare, anche a distanza di oltre sessant’anni, ha un’importanza vitale: solo la memoria viva ed attiva è premessa perché gli errori del passato non si ripetano. E’ questo,con tutta probabilità, il motivo che ha spinto la Pro Loco di Binago e l’Associazione Luogo Eventuale di Venegono a proporre qualche giorno fa la lettura di alcuni brani nei quali è emerso chiaramente come la Shoa si sia consumata anche sulle nostre strade e nei nostri comuni. E’ stato sufficiente leggere alcune testimonianze per sentire risuonare nomi di paesi, città e quartieri a noi ben noti, che non immaginavamo essere stati così direttamente teatro di morte e deportazione. Auschwitz ha potuto mietere tutte quelle vittime solo perché si trovava al centro di un reticolato con nodi in tutto il continente, Italia compresa, Lombardia compresa, province di Como e Varese comprese.
Come fare perché la memoria possa essere custodita viva? Come fare perché il fumo di Auschwitz sia consegnato al passato in maniera definitiva? Vanno considerate due strade perché due sono le priorità da tenere in primissimo piano: la prima è il ricordo della Shoa quale irripetibile tragedia che ha colpito il popolo ebraico, la seconda è il vigilare perché non accadano tragedie simili a nessun altro popolo.
Ciò premesso,  occorre respingere ogni tentativo di negazionismo o facile pietismo che vorrebbe equiparare tutti i caduti del II conflitto mondiale operando una sorta di amnistia con cui vengono eliminate differenze tra chi è caduto nelle fila dei resistenti e tra chi è caduto tra le fila repubblichine o tedesche. Qualsiasi strumentalizzazione in tal senso è da condannare e respingere quale frutto di un dilagante qualunquismo.
Ma più ancora, occorre contrapporre a quella che abbiamo chiamato pedagogia dei carnefici una pedagogia dell’Uomo, una pedagogia della persona che riconosce in ogni volto un essere umano dallo straordinario valore. Non si può tacere quando si sentono voci che vorrebbero porre gli immigrati, gli extracomunitari e gli “stranieri” su un piano diverso, separato, inferiore. Quando, in virtù di un’identità italiana  o europea da difendere vengono attuati piani per allontanare, relegare o respingere altri membri della comune famiglia umana, occorre alzare lo sguardo e stare pronti perché, forse, il vento di Auschwitz ha solo cambiato nome ed è pronto per rialzarsi con potenza per scagliarsi contro altri esseri umani vittime di altri fratelli che vestono i panni di un immortale Caino."
(Luigi Marcucci)

2 commenti:

  1. La questione Shoah riguarda la condizione umana: nessuno uscirà vivo dalla vita per raccontarlo (direbbe un personaggio di Samuel Beckett in una delle sue piece metateatrali...);è il 'come' se ne esce a contare!Da un camino come fumo in Europa o fatti a pezzi da un macete in Africa,non è il modo degno per il Primate umano col primato e la dignità di un'intelligenza controfattuale.

    L'Europa di Francesco d'Assisi è potuta diventare quella di Hitler (piccolo dittatore dell'era stalinista...),perchè ci si è dimenticati e ci si dimentica di eleggerne ed onorare come copatrono Giordano Bruno:uno dei padri della suddetta intelligenza controintuitiva.

    Sulle voci che si sentono riguardo i presunti "inferiori" in circolazione:inutile scomodare la Shoah; basterebbe ricordare che per la Scienza,ossia il massimo dell'oggettività possibile,il Genere Homo è uno e non è più suddivisibile in "razze".
    Auguri per i suoi 90anni al genetista delle popolazioni Luigi Luca Cavalli-Sforza: i "razzisti",chi crede ancora nelle "razze" (in buona o mala fede,con buone o cattive intenzioni),dovrebbero visitare la mostra,in corso,che il Museo Civico di Storia Naturale di Milano ha dedicato alle sue ricerche per festeggiarlo;oppure,a Roma,al Palazzo delle Esposizioni fino al 9 aprile:"Homo Sapiens,la grande storia della diversità umana".

    maurizio (medaglia)

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  2. Mi sento di condividere in pieno il pensiero di Maurizio. Da ex alunno di Telmo Pievani, curatore della mostra "Homo sapiens, la grande storia della diversità umana", mi sento si sottoscrivere il pensiero - ormai verità scientifica - dell'unicità della razza umana, già intuita da Einstein emigrante verso gli Stati Uniti.
    Luigi Marcucci
    www.kairos.ilcannocchiale.it

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